Perchè questo nome:

Credo che la verità vada urlata contro ogni indifferenza mediatica e delle coscienze. Perciò questo è uno spazio di controinformazione su tutto ciò che riguarda le lotte sociali. Questo blog è antisionista perchè antifascista. Informatevi per comprendere realmente e per resistere.

Donatella Quattrone


lunedì 14 gennaio 2013

AEREI DI HOLLANDE UCCIDONO 11 CIVILI A MALI, TRA CUI 3 BIMBI

Anche questi morti sono parte del bilancio dei raid aerei decisi dal presidente francese contro i militanti islamisti in Mali. Ma nessuno ne parla e ne scrive.
























lunedì 14 gennaio 2013 15:55

Roma, 13 gennaio 2013, Nena News - Li chiameranno danni collaterali? la notizia è terribile ma è stata a lungo ignorata dalle agenzie internazionali: aerei da combattimento francesi hanno bombardato campi di addestramento degli insorti, di armi e depositi di petrolio. Morti combattenti islamici. Ma durante i raid sono rimasti uccisi almeno 11 civili di cui tre bambini.

Ancora una volta la cosiddetta lotta al terrorismo viene fatta con questi metodi discutibili, con l'uccisione di innocenti. Che siano gli aerei Usa o quelli francesi, il risultato (drammatico) non cambia.

Intanto Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si riunirà su richiesta della Francia ''per discutere la situazione nel Mali'', dove le forze di Parigi hanno avviato un intervento militare a sostegno del governo di Bamako contro le milizie jihadiste insediatesi nel nord. Lo riferisce una fonte diplomatica francese dagli Usa.

L'azione della Francia ha ricevuto il sostegno esplicito di diversi governi europei e occidentali, oltre che africani. La Gran Bretagna fornisce da oggi supporto logistico. Nena News 







Gaza, 14 gennaio 2009

14/01/2009

Di Vittorio Arrigoni:
 
Il mio pezzo per Il Manifesto di oggi:
 



Dal mare non più i suoi generosi frutti, nulla dell’amore per i suoi flutti che rispecchiano il cielo, solo la morte portata in dote da navi da guerra che arano il suo spettro liquido. Del mare proviamo a fare ancora corridoio salvifico, una breccia su questa terra martoriata, confiscata e imprigionata, stuprata in ogni suo palmo, ridotta ad un cimitero per salme che non trovano riposo. Da qualche giorno anche i funerali sono diventati target di attacchi dell’aereonautica israliana, come se i palestinesi uccisi meritassero un’ulteriore punizione anche da morti. Se un corridoio umanitario stenta a schiudersi per venire in soccorso ad una popolazione ridotta allo stremo delle forze, ci penserà la “Spirit of Humanity,” una delle nostre barche targata Free Gaza Movement. Salpata oggi da Larnaca, Cipro, cercherà di condurre sino al porto di Gaza, oltre a tonnellate di medicinali, una quarantina fra dottori, infermieri, giornalisti, parlamentari europei, attivisti per i diritti umani, rappresentanti di 17 diverse nazioni. Esseri veramenti umani, come me, come i tanti in Italia che mi testimoniano la loro indignazione, disposti a rischiare la vita piuttosto che continuare a restare seduti e ignavi nel salotto buono di casa, dinnanzi ad un televisore che rimanda solo una minima parte del massacro che ci sta affliggendo.
Il 29 dicembre i miei amici ci provarono con la “Dignity”, furono attaccati dalla marina israeliana che tentò di affondarli, lanciato l’SOS dovettero rifugiarsi in Libano coi motori in avaria e una falla nello scafo. Per puro caso non ci furono feriti gravi in quell’occasione, ci auguriamo che domani siano rispettate le loro vite e i diritti umani. 
Ci sono terribili catastrofi naturali a questo mondo, come terremoti e uragani, inevitabili. A Gaza è in corso una catastrofe umanitaria innaturale perpetrata da Israele ai danni di un popolo che vorrebbe ridotto alla più completa miseria, sottomissione. Una popolazione disperata che non trova più il pane e il latte per nutrire i suoi figli. Che non piange neanche più i suoi lutti perchè anche agli occhi è stata imposta una ferrea dieta. Il mondo intero non può ignorare questa tragedia, e se lo fa, non includeteci in questo mondo.  Ogni giorno invochiamo le forze che ci governano affinchè fermino questo genocidio in corso, per domani mattina chiediamo solo che la nostra piccola imbarcazione approdi a Gaza con il suo carico di compassione, pace, amore, empatia, che a tutti i palestinesi siano concessi gli stessi diritti di cui godono gli israeliani, e qualsiasi altro popolo del pianeta. Il mare come àncora di speranza, il mare come meta di distruzione.
Secondo l’agenzia di stampa Ma’an, e la Reuters conferma, gli Stati Uniti stanno per rifornire di 300 tonnellate di armi Israele, tramite due navi cargo in partenza dalla Grecia. Armi e una grande quantità di esplosivo e detonatori, tutto il necessario per spianare la Striscia da migliaia delle sue abitazioni. Sono già 120 mila gli sfollati da Gaza a Jabalia, ma i più, compresi diversi miei amici, non si sono mossi, non sanno dove rifugiarsi.
Giornalisti, dottori e becchini. Sono le professioni che lavorano di più qui a Gaza, senza sosta ormai da 16 giorni. Gli avvoltoi, oltre i caccia bombardieri, preoccupano e fomentano disprezzo, specie quelli che fino a ieri sedevano sulla stessa sedia del compianto Arafat, e ora anelano a venire a riprendersi il trono sulle ceneri di quel che di Gaza sarà.
Siamo giunti a 923 vittime, 4.150 i feriti, 255 i bambini palestinesi orribilmente trucidati. Il computo delle vittime civile israeliane, fortunatamente, è fermo a quota 4. Gira voce che Olmert avrebbe fatto sapere ai suoi che il raggiungimento di 1.000 vittime civili è il termine ultimo per arrestare questa brutale offensiva infanticida. Un pò come succede alla Vucciria di Palermo, dove i quarti di manzo goccialano sangue all’aperto, e si contratta la carne un tanto al chilo.
Le apparizioni di Ismail Haniyeh sullo schermo sono seguitissime dai palestinesi della Striscia. Non si può parlare di tregua senza contemporaneamente prefissare una fine dell’assedio. Continuare ad assediare una Gaza ridotta in macerie, non permettere il confluire di viveri e medicinali, impedire la fuoriuscita di malati e di feriti, significa condannarla ad una più lunga agonia. Questo il sunto delle parole del leader di Hamas, pronunciate stasera, che fanno breccia nell’opionione pubblica gazawi. Il discorso di un leader che avrebbe potuto fuggire a ripararsi altrove, e invece è rimasto qui a prendersi le bombe in testa come chiunque altro. Queste mie prose odierne sono state troncate sul nascere, dalla solita telefonata intimidatoria che ordina l’evacuazione prima di un bombardamento. Mi trovo nel palazzo dove risiedono i principali media internazionali, fra gli altri, Al Jazeera, Ramattan e Reuters. Abbiamo dovuto staccate i pc dalle pareti, precipitarci giù per le scale e riversarci in strada, dove con gli occhi incollati al cielo cerchiamo di scorgere da dove giungerà il fulmine distruttivo. Questa notte non ci saranno telecamere e reporters a documentare il massacro di civili, aleggia il fondato sospetto che le vittime innocenti saranno più del solito. Ancora per strada fisso Alberto e gli strizzo un’occhio, si avvicina e gli sussurrò in un orecchio se ritiene plausibile che le telefonata intimidatoria sia stato un segnale per noi due soli, dopo la scoperta di un sito statunitense di estrema destra che ci ha messo una taglia sulla testa: “ALLERTARE I MILITARI DELL’IDF PER COLPIRE L’ISM.
Numero da chiamare se localizzate i covi di Hamas con i membri dell’ISM. Dall’America chiamate 011-972-2-5839749. Da altri paesi non digitare lo 011. Aiutateci a neutralizzare l’ISM, che è ormai parte integrante di Hamas sin dall’inizio della guerra. BERSAGLIO ISM #1 PER LE FORZE AEREE ISRAELIANE E TRUPPE DI TERRA DELL’IDF: INVITO ALL’OMICIDIO DI VITTORIO ARRIGONI (FOTO SOTTO) CHE ATTUALMENTE ASSISTE HAMAS A GAZA.”. Dal sito “stoptheism.com”.
Non prendetevi la briga di visitarlo ne tantomeno di linkarlo ai vostri siti. E una testimonianza sociologica da tramandare ai posteri. Analizzando questi tempi, il futuro pronuncerà la sua sentenza inappellabile, di come l’odio fosse il sentimento più puro, e il livore verso il diverso muovesse eserciti e fosse il collante di intere masse di uomini,. Non è necessario che i miei detrattori e chi mi vorrebbe martire compongano quel numero, l’esercito israeliano sa benissimo dove trovarmi anche stanotte, sto sopra le ambulanze dell’ospedale Al Quds in Gaza City. 

Restiamo umani.

Vittorio Arrigoni


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